Il legno è la prima tra le energie rinnovabili (il 33% in Italia e il 40% nel mondo) e la seconda fonte di riscaldamento per le famiglie italiane. Le imprese della filiera delle macchine per la produzione di calore ed energia attraverso la combustione del legno contribuiscono responsabilmente alla lotta per il miglioramento della qualità dell’aria: un comparto dell’industria italiana, questo, che vanta un giro di affari di 4 miliardi di euro e occupa oltre 30 mila addetti; considerato un’eccellenza del Made in Italy se si pensa che il 70% degli apparecchi a pellet in Europa sono progettati e costruiti in Italia.
L’innovazione di prodotto ha progressivamente ridotto le emissioni – che negli ultimi 10 anni continuano a diminuire – e migliorato i rendimenti che ora raggiungono, per le stufe a pellet, anche il 95%. Il grande impegno è ora quello di favorire il turnover tecnologico per sostituire i vecchi prodotti (le vecchie stufe sono molto inquinanti rispetto a quelle di oggi) con prodotti nuovi tecnologicamente avanzati Uno strumento decisivo per favorire il turnover tecnologico è l’uso corretto degli incentivi del Conto Termico, uno strumento che si deve unire alla già collaudata certificazione dei prodotti in funzione dei rendimenti (da 1 a 5 stelle), alla scelta del giusto pellet, alla salvaguardia e alla gestione sostenibile dei boschi italiani, per contribuire fattivamente alla lotta contro il cambiamento climatico.
Questa realtà è poco conosciuta e molto spesso, come ben sappiamo, oscurata da fake-news e notizie infondate e deleterie che ne minano la credibilità: l’accusa è che questo tipo di riscaldamento sia un fattore di inquinamento dell’aria, mentre i dati dimostrano una realtà molto più complessa. Ad inquinare sono i vecchi impianti, mentre quelli di nuova generazione abbattono le emissioni fino all’80%: il turnover tecnologico e gli investimenti in innovazione e sviluppo hanno rivoluzionato il settore e hanno incrementato l’efficienza dei prodotti abbattendo i consumi e le emissioni